Cinque cose da sapere se hai una protesi d’anca
L’intervento chirurgico di protesi d’anca comporta la sostituzione della cartilagine, dell’osso della testa femorale e dell’acetabolo usurati con impianti composti da materiali biocompatibili come ceramica, metallo e polietilene e deve essere sempre motivato da una sintomatologia dolorosa ingravescente o da una marcata limitazione funzionale. Negli ultimi anni il numero di protesi totali d’anca è andato costantemente aumentando, tanto che nel 2018 sono state impiantate più di 100.000 protesi. A motivare questo incremento hanno contribuito anche la diffusione di informazioni tramite giornali e televisione, social media ed internet. Su tutte queste informazioni e soprattutto sulle “novità” è comunque necessaria una certa cautela che possa fare riferimento a reali evidenze medico scientifiche e non a semplicistiche enunciazioni pubblicitarie.
1) Come è fatta una protesi d’anca?
Gli impianti protesici sono in genere costituiti da quattro elementi:
- coppa acetabolare o cotile: è la cupola di metallo che si inserisce nell’osso del bacino ed è realizzata in leghe di titanio;
- inserto: è la parte in polietilene, ceramica o metallo che si inserisce nella coppa acetabolare e fa la parte della cartilagine;
- testa: è la sfera in metallo o ceramica che si applica all’estremità dello stelo femorale;
- stelo femorale: è il fittone metallico che si inserisce nel femore e che può essere cementato, da utilizzare in pazienti più anziani, costituito in lega di cromo-cobalto, o non cementato, da utilizzare in pazienti più giovani, costituito in lega di titanio.
2) Quanto dura una protesi d’anca?
Attualmente la letteratura internazionale riconosce alle protesi d’anca una durata media di 15-20 anni (se trattata con il dovuto rispetto) in circa l’80/85% dei pazienti.
3) Tutti gli impianti protesici sono uguali?
Oggi abbiamo a disposizione diversi tipi di steli femorali che meglio possano adattarsi alle differenti forme del femore dei pazienti e che dovrebbero anche essere scelti in base ai risultati scientifici che evidenziano la loro sopravvivenza nel tempo e ne certificano quindi l’affidabilità. L’accoppiamento tra testa femorale ed inserto acetabolare può essere ottenuto utilizzando metallo o ceramica (testa) e polietilene, ceramica o metallo (inserto acetabolare). Attualmente gli impianti protesici più utilizzati prevedono inserti in polietilene o ceramica che si articolano con una testa in metallo o ceramica.
4) È necessario eseguire dei controlli periodici dopo l’intervento chirurgico?
La protesi d’anca trasforma un’articolazione naturale malata in un’articolazione artificiale sana e nuova. Ma, come ogni “ingranaggio” meccanico necessita nel tempo di manutenzione (vedi il tagliando annuale a cui sottoponete l’automobile), così anche la vostra nuova articolazione necessita di un “tagliando” annuale clinico e radiografico che attesti la buona condizione delle varie componenti protesiche e, in caso di riscontrata usura di alcune di esse, ci permetta di intervenire sostituendole, ma salvaguardando quelle parti della protesi che stanno correttamente svolgendo il loro lavoro.
5) Cosa fare per fare durare di più una protesi?
Innanzitutto trattarla con rispetto, ricordando sempre che un arto protesizzato, per quanto ben funzionante, è soggetto all’usura del tempo e dell’utilizzo. Quindi attenti al peso! Un eccesso di carico inevitabilmente consuma prima le componenti protesiche. Attenzione anche all’attività fisica: sono da evitare gli sport da contatto come il calcio e il basket. Anche la corsa, soprattutto su lunghe distanze, non è consigliabile. Discorso a parte merita lo sci: il rischio, soprattutto se non si è particolarmente esperti, sta nelle cadute che possono comportare una lussazione della testa femorale o addirittura una frattura periprotesica. Meglio la camminata veloce, il nuoto o la bicicletta, attività sportive, le ultime due, che, svolte fuori carico, non causano un eccessivo stress alla vostra nuova anca, mantenendo contemporaneamente un valido tono muscolare.
Dr. Ugo Maria Borromeo, Direttore dell’Unità di Ortopedia dell’Ospedale MultiMedica Castellanza