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Dove Siamo

Ospedale San Giuseppe
Via San Vittore 12, Milano


Per informazioni


  • Parto naturale senza dolore

    Una delle esperienze più coinvolgenti e gratificanti della vita di una donna è la nascita di un figlio. Tuttavia, molte, in gravidanza, sono preoccupate di dover soffrire durante il travaglio e il parto, quando il dolore può raggiungere un’intensità tale da impedire alla donna di vivere serenamente e con partecipazione il momento della nascita.

    Questo evento, invece, dovrebbe svolgersi nel modo più piacevole e sicuro per la mamma e per il bimbo. Per questo, presso l’Ospedale San Giuseppe è disponibile, 24 ore su 24, un team formato da ginecologo, anestesista e ostetrica pronto ad aiutare la donna, il partner ed il bambino a raggiungere questo obiettivo.

    Accanto alle tradizionali tecniche di rilassamento, il servizio di anestesiologia offre alla futura mamma la possibilità di controllare il proprio dolore mediante l’analgesia epidurale, consentendo allo stesso tempo un parto naturale e spontaneo.

    Che cos’è l’epidurale?

    L’epidurale è un’analgesia che determina in pochi minuti la riduzione del dolore lasciando inalterate tutte le altre sensibilità, compresa quella delle contrazioni uterine che continuano ad essere percepite, ma in modo non doloroso.

    Dopo aver ricevuto l’epidurale la partoriente è libera di muoversi e di camminare. Infatti questo tipo di analgesia non riduce la forza muscolare e consente anche di spingere adeguatamente durante la fase dell’espulsione.

    La procedura di analgesia per il parto viene sempre e solo eseguita da un medico anestesista. È una tecnica che consiste in una puntura nella schiena a livello lombare con un piccolo ago, grazie al quale si somministrano bassi dosaggi di anestetici locali e oppioidi nello spazio epidurale, che agiscono direttamente sulle radici nervose e bloccano lo stimolo doloroso. La partoanalgesia è una tecnica efficace, perché controlla il dolore, consentendo tuttavia di percepire le contrazioni uterine. È sicura sia per la mamma che per il feto, perché i dosaggi farmacologici impiegati sono bassi e modulati in base alle necessità della donna e alla fase del travaglio, riducendone significativamente gli effetti collaterali. È una tecnica che rispetta il benessere fetale e non pone controindicazioni all’allattamento.

    L’analgesia epidurale in travaglio viene di solito richiesta dalla donna e può essere eseguita solo previo consenso del ginecologo di guardia. Di norma la partoriente deve avere la cartella anestesiologica compilata ed il consenso informato già firmato. Nel caso la partoriente non fosse in possesso del cartellino anestesiologico, si può compilare la cartella e far firmare il consenso estemporaneamente, purché sussistano le condizioni cliniche e psicologiche adatte.

    Modalità di esecuzione ed eventuali sintomi indotti

    La procedura per l’analgesia del parto viene intrapresa all’inizio dei sintomi dolorosi, a travaglio avviato. La manovra comprende diverse fasi e dura circa 10 minuti:

      • Anestesia locale nella sede di introduzione del catetere a livello lombare: si avverte solo un lieve bruciore simile all’anestesia locale eseguita dal dentista;

      • Introduzione dell’ago per la peridurale a livello del tratto lombare della colonna vertebrale: in genere si avverte solo un lieve fastidio;

      • Introduzione del cateterino peridurale: si può a volte avvertire una sensazione transitoria di formicolio su una gamba o sul gluteo;

      • Fissaggio del cateterino alla schiena e rimozione dell’ago. Il piccolo filtro attraverso il quale si somministrano i farmaci viene fissato con cerotto vicino alla spalla. Da questo momento si può iniziare l’analgesia;

      • Le dosi del farmaco analgesico sono calcolate in base al dolore e allo stadio del travaglio; sono quindi personalizzate.

      In circa 15-20 minuti dal momento della somministrazione dei farmaci si ottiene un sollievo dal dolore della durata di circa 60-120 minuti. L’analgesia viene protratta per tutta la durata del travaglio o con infusione, tramite pompa elettronica, o con ulteriori somministrazioni di analgesico effettuate in bolo.

      A chi è indicata?

      L’analgesia epidurale può essere ricevuta dalla grande maggioranza delle partorienti. Vi sono però alcune condizioni in cui non è possibile eseguirla, come nel caso di gravi malattie emorragiche, di terapie anti- coagulanti in atto, di infezioni in sede di puntura, di grave ipotensione, di cardiopatie scompensate. Esiti di traumi, anomalie congenite o acquisite a livello della colonna vertebrale possono rendere difficile se non impossibile la procedura.

      Esistono anche situazioni nelle quali la partoanalgesia ha dei vantaggi clinici rilevanti non solo in termini di comfort, ma anche in termini di riduzione dei rischi per la mamma e il bambino; stiamo parlando di donne affette da cardiopatie, ipertensione, preeclampsia, patologie respiratorie ed altre ancora. Per queste categorie, o per donne con fragilità emotiva e psicologica, vi è proprio un’indicazione medica.

      Una visita specialistica con l’anestesista servirà a valutare lo stato di salute della partoriente, ad evidenziare gli eventuali problemi personali, a controllare gli esami ematici e l’elettrocardiogramma. In questa occasione verrà chiesto il consenso scritto a ricevere un’eventuale analgesia epidurale.

        Quali sono i rischi e gli effetti collaterali dell’epidurale?

        La tecnica peridurale risulta essere, in assenza di controindicazioni, la più efficace e sicura, ma, come per tutti gli atti medici, può comportare inconvenienti, effetti collaterali, benché rari, o complicanze che si possono verificare durante il posizionamento, l’uso o la rimozione del cateterino peridurale:

          • Difficoltà alla minzione che potrebbe richiedere cateterismo vescicale estemporaneo
            circa 10%
          • Ipotensione materna transitoria correggibile con infusione endo-venosa di liquidi e, se necessario, con farmaci non dannosi per la madre o il feto;
            circa 1%
          • Difficoltà alla minzione che potrebbe richiedere cateterismo vescicale estemporaneo;
            circa 10%
          • Prurito di lieve entità;
            circa 5%
          • Nausea e/o vomito.
            circa 0,5%

          In alcuni casi risulta impossibile posizionare correttamente il cateterino peridurale, oppure l’analgesia risulta incompleta pur senza aver riscontrato difficoltà nell’esecuzione della tecnica.

          Altre complicanze possibili sono:

          • Allergie o reazioni avverse alla somministrazione dei farmaci analgesici;
          • Riduzione dell’attività contrattile uterina e del tono della muscolatura pelvica (che può causare un prolungamento del periodo espulsivo e richiedere l’uso più frequente di ossitocina, un farmaco che aumenta la contrazione uterina);
          • Puntura accidentale della Dura Madre (circa 0,5%) a cui può seguire una cefalea risolvibile normalmente con il riposo a letto e un trattamento farmacologico specifico;
          • Insorgenza di parestesie (formicolii o alterata sensibilità alle gambe) solitamente transitorie e ad evoluzione benigna;
          • Rialzo termico transitorio > 38° (7-36%).

          Rarissime sono le complicanze più gravi con possibili danni neurologici anche persistenti:

          • Ematoma peridurale;
            1 caso ogni 180.000 analgesie
          • Infezioni: meningite, ascesso peridurale che potrebbe richiedere trattamento chirurgico;
            1 caso ogni 145.000 analgesie
          • Danni neurologici persistenti;
          • Assorbimento rapido degli anestetici locali che possono produrre convulsioni o arresto cardiocircolatorio.
            rarissimo: 0,06/10.000

          Queste ultime problematiche sono comunque solitamente risolvibili con terapie farmacologiche o chirurgiche.

          In caso di taglio cesareo

          Nel corso del travaglio può accadere che il ginecologo decida di praticare il taglio cesareo. Nel caso si stia ricevendo un’analgesia epidurale e quindi si abbia già un cateterino epidurale, questo verrà utilizzato anche per il parto cesareo.

          Il medico anestesista provvederà a trasformare l’analgesia per il travaglio in anestesia per il cesareo, iniettando nel cateterino epidurale una dose di anestetico locale che instaurerà in pochi minuti un’anestesia profonda che permetterà alla donna di affrontare l’intervento chirurgico abolendo la sensibilità dal seno in giù.

          Nel caso si debba essere sottoposte a taglio cesareo programmato per un motivo già prestabilito, come ad esempio nei casi di donne che hanno già fatto un cesareo nella gravidanza precedente, o che hanno un bambino troppo grande per poter partorire spontaneamente, o nei casi di patologia della gravidanza, la scelta migliore è un’anestesia loco-regionale chiamata subaracnoidea (spinale). Simile all’anestesia epidurale viene praticata per abolire i dolori del travaglio, ma è molto più potente, perché deve annullare completamente il dolore legato all’intervento chirurgico.

          Differenza tra analgesia e anestesia

          È importante ricordare la differenza tra analgesia e anestesia: l’analgesia è una soppressione completa o parziale degli stimoli dolorosi senza che ci sia una contemporanea alterazione delle restanti sensazioni (tattili, compressive, etc.), mentre l’anestesia provoca una soppressione più o meno completa di tutte le sensazioni e non solo di quelle dolorose.

          L’obiettivo dell’analgesia epidurale è quello di fornire il massimo sollievo dal dolore con la minima compromissione motoria e delle sensazioni non dolorose che provengono dalla parte inferiore, bacino e gambe, del corpo della mamma, consentendole di partecipare attivamente alla fase espulsiva del parto e di limitare il ricorso al parto operativo.

          La visita anestesiologica pre-parto

          Anche le donne che non hanno programmato di partorire con analgesia potrebbero decidere di chiedere un’epidurale durante il travaglio o necessitare di un’anestesia per un parto cesareo o per un altro intervento subito dopo il parto.

          Per questo motivo invitiamo tutte le future mamme, che intendono partorire presso l’Ospedale San Giuseppe, a sottoporsi comunque ad una visita anestesiologica, possibilmente dopo la 36° settimana di gestazione.

          Per questa visita non sono necessarie analisi particolari, bastano quelle che il ginecologo ha prescritto durante la gravidanza con emocromo, PT, PTT, fibrinogeno, colinesterasi ed ECG.

          L’ Anelgesia epidurale all’Ospedale San Giuseppe

          Presso l’Ospedale San Giuseppe, il servizio anestesiologico è attivo 24 ore su 24 ed è completamente gratuito; solo la concomitanza di eventi urgenti potrebbe non garantire la disponibilità dell’anestesista.

          Per garantire la massima efficacia della partoanalgesia, nel nostro Ospedale abbiamo introdotto la “Patient Controlled Epidural Analgesia” (PCEA). Con questa tecnica la somministrazione del farmaco anestetico per via peridurale verrà controllata direttamente dalla mamma attraverso una pompa microinfusionale di piccolissime dimensioni: non appena si percepisce dolore si può procedere ad una autosomministrazione di un quantitativo predeterminato di farmaco, schiacciando un pulsante collegato a questa apparecchiatura. La PCEA rappresenta la massima evoluzione tecnica e di personalizzazione della partoanalgesia, perché permette di massimizzare il controllo del dolore e il comfort, riducendo al minimo il rischio di sovradosaggio e quindi degli effetti collaterali.

          All’Ospedale San Giuseppe effettuiamo regolarmente corsi di preparazione al parto, offrendo ad ogni donna la possibilità di conoscere il team degli specialisti per vivere l’esperienza della gravidanza in modo naturale, sicuro e con il massimo comfort. Dopo l’incontro con l’anestesista, che spiegherà nel dettaglio l’analgesia epidurale, sarà necessario effettuare una valutazione clinica approfondita per permettere la massima personalizzazione del percorso che porterà al parto. Al momento della compilazione della cartella anestesiologica personale, avverrà anche la firma del consenso informato, per consentire alla gravida una comprensione più consapevole circa la procedura e i rischi a questa connessi. Il consenso informato non è vincolante, al momento del travaglio l’équipe ostetrico-ginecologica e anestesiologica rivaluterà le condizioni cliniche escludendo possibili controindicazioni alla procedura e la mamma reitererà o meno la volontà di ricevere la partoanalgesia.

          È possibile, infine, prendere parte alle conferenze mensili durante le quali vengono fornite tutte le informazioni riguardanti l’analgesia epidurale. Tali conferenze, le cui date sono disponibili presso l’Ambulatorio del termine di gravidanza (T. 02 8599.4810) o in reparto, non sono riservate soltanto a chi dovrà effettuare un taglio cesareo programmato o a chi desidera ricevere l’analgesia epidurale, ma a tutte le partorienti, in modo che per ogni evenienza si possa, anche d’urgenza, ricorrere all’anestesia con la massima sicurezza possibile.

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